di Bruno Venturi.

Un Viaggio Dall’Acqua Primordiale al Pensiero Cosciente

Immaginate la vita non come una serie di eventi isolati, ma come un fiume ininterrotto che scorre da miliardi di anni. Questo fiume trasporta una fiamma, un “testimone” che non si spegne mai, passando di corpo in corpo, di generazione in generazione. Non è un’anima pre-confezionata, ma una “ricetta” dinamica adattiva che, in presenza di energia, tempo e stimoli, riaccende ogni volta la scintilla vitale e, infine, quella della coscienza.

Capitolo 1: La Nascita del “Software” in un Mondo “Bagnato”

Tutto ebbe inizio nella notte dei tempi, circa 4 miliardi e mezzo di anni fa, in una Terra giovane e ribollente. Nei micro-canali di geyser e sorgenti calde, proprio come l’acqua che scava un alveo, si formarono le prime molecole fondamentali: amminoacidi, zuccheri e nucleotidi. Scariche elettriche e raggi UltraVioletti (UV) mescolavano queste “componenti hardware“, portando alla formazione di lipidi (i grassi) che, con moto proprio, si chiudevano in piccole bolle.

Fu dentro alcune di queste bolle che avvenne la prima grande rivoluzione: la nascita del “software”. Brevi filamenti di acido ribonucleico (RNA), una molecola simile al più famoso acido desossiribonucleico (DNA), diventarono capaci di copiarsi da soli. Immaginatele come le prime “righe di codice” che si auto-incollavano; a ogni copia, venivano commessi piccoli “errori”; ma se un errore migliorava la velocità di copia, quella “variante” dilagava. Era l’inizio del “loop darwiniano“, il meccanismo fondamentale dell’evoluzione, che descrive il processo in cui le variazioni casuali nei tratti ereditari di una popolazione interagiscono con l’ambiente, portando a una selezione degli individui più adatti alla sopravvivenza e alla riproduzione. Oggi, i ricercatori sono riusciti a creare in laboratorio prototipi di questi “copiatori che si copiano”, dimostrando la plausibilità di questo scenario.

Capitolo 2: La Prima “Chiusa” e il Fiume della Vita

Quando uno di questi replicatori di RNA finì stabilmente dentro una di quelle bolle lipidiche, accadde la “magia”. La membrana della bolla divenne una “barriera” che trattenne i nutrienti, mentre l’RNA, il “software”, diede ordini a quella barriera su come doveva svilupparsi. La bolla si allungava, si strozzava al centro e si spezzava in due, passando il “testimone liquido” alle “figlie”. Queste erano le proto-cellule, le prime forme di vita organizzata, anch’esse ricreate in laboratorio.

Da quel momento, il “sistema di chiuse” delle dighe (le cellule) si evolse in una complessa rete di canali. Con il tempo, emersero “upgrade hardware” come le proteine-pompa (che spostano sostanze), il DNA (una molecola molto più stabile e complessa dell’RNA, che contiene il nostro “progetto genetico”) e un metabolismo in grado di produrre energia interna. Ogni nuovo componente hardware portò a un “update software” (un gene che lo codificava). Il fiume della vita non si interruppe più, costruendo organismi sempre più complessi: da singole cellule a organismi multicellulari, pesci, rettili, mammiferi… e infine l’essere umano.

Capitolo 3: La Staffetta Attuale: La Fecondazione Umana

Oggi, nel corpo umano, questo “fiume” e questa “staffetta” continuano, culminando in un processo di straordinaria complessità: la fecondazione. Non è un inizio dal nulla, ma l’ultima “sincronizzazione di rete” di un sistema che scorre ininterrotto da miliardi di anni.

Immaginate lo spermatozoo come una minuscola “pendrive subacquea”: leggerissimo, con un “motore” (il flagello) e un file criptato di 23 cromosomi (pacchetti di DNA). Naviga attraverso i canali del corpo femminile, guidato da segnali chimici. L’ovulo, d’altra parte, è come un “server in standby” protetto dentro una “chiusa”. Possiede energia, i mitocondri (le “centrali elettriche” della cellula), l’RNA-di-avvio e la metà complementare del codice genetico. Emette segnali chimici, come “luci verdi” su una diga, per guidare le “pendrive” più performanti.

Quando la “pendrive” (spermatozoo) e il “server” (ovulo) si connettono, l’ovulo lancia uno “script di accensione”: un’onda di calcio che riavvia la macchina, copia i due set di dati e avvia il primo “backup“, cioè la prima divisione cellulare. Il “testimone germinale” – quella fiamma accesa 4 miliardi di anni fa – passa di nuovo, in un nuovo corpo, senza che il fiume della vita si arresti. Se il primo spermatozoo entra, la zona pellucida (il guscio esterno dell’ovocita) si indurisce come obbediente a un “interrupt di sicurezza”.

Capitolo 4: L’Emergere della Coscienza: Dall’Hardware al “Software Runtime”

Il DNA trasmesso da ovulo e spermatozoo non contiene idee o emozioni già formate, ma uno schema di montaggio. Questo schema ordina a milioni di cellule di diventare neuroni (le cellule cerebrali), guidandole a formare reti complesse attraverso segnali chimici ed elettrici. Questo è lo stesso principio di “canalizzazione” che ha guidato l’evoluzione della vita, ma applicato ai “cavi di un super-computer biologico” che è il cervello. Oggi, i ricercatori riescono persino a far crescere “mini-cervelli” in laboratorio, chiamati organoidi, che, una volta raggiunto qualche milione di neuroni interconnessi, generano schemi elettrici simili a quelli di un feto di 40 giorni. Questo suggerisce che il «cablaggio” (collegamento) di per sé è sufficiente a innescare un’attività spontanea.

Ma quando arriva la “scintilla” della sensazione e poi il pensiero?

Non serve un “trasportatore immateriale” esterno. La sensazione e poi il pensiero emergono all’interno dell’organismo quando il cervello, costruito secondo il progetto genetico, raggiunge il livello di complessità richiesto.

• La sensazione inizia a manifestarsi solo dopo circa 24-26 settimane di gestazione, nel terzo trimestre, quando le vie nervose necessarie per portare i segnali sensoriali alla corteccia (la parte più esterna del cervello, cruciale per le funzioni superiori) sono finalmente complete. Prima di allora, mancano i “canali” per far fluire i “vortici riconoscibili” degli impulsi nervosi.

• Alla nascita e nei primi mesi di vita, studi con EEG (elettroencefalogramma) e fMRI (risonanza magnetica funzionale), tecniche che misurano l’attività cerebrale, mostrano già “marcatori” di stati coscienti rudimentali nei neonati. Questo indica che una forma di esperienza soggettiva, per quanto semplice, è attiva fin da subito.

Il passaggio dal “sentire” al “pensare” è come un “software runtime» (ambiente di esecuzione del programma). La genetica e l’epi-genetica (il modo in cui l’ambiente influenza l’espressione dei nostri geni) installano le funzioni di base, come i riflessi o la ricerca del volto. Poi, ogni nuova esperienza scrive “righe di codice” fresche: le sinapsi (le connessioni tra i neuroni) si rafforzano o si potano, i circuiti cerebrali cambiano frequenza. La mente è quindi un software compilato al volo su un sistema operativo pre-caricato, cioè le reti corticali-talamo-corticali del cervello. Nessun pensiero era “congelato” nello spermatozoo o nell’ovulo, ma le “librerie” (le capacità potenziali) sì, i programmi specifici no.

La scienza moderna della coscienza, con teorie come la Global Neuronal Workspace e la Integrated Information Theory, sta cercando di quantificare e comprendere questo fenomeno. Nuove metriche applicate a EEG e fMRI stanno fornendo un vero e proprio “tachimetro” quantitativo dello stato cosciente. Questi studi confermano l’idea che la coscienza “scatta” quando un numero sufficiente di neuroni forma un circuito capace di integrare e “diffondere” l’informazione. È come quando la scheda madre (motherboard) e il BIOS (il sistema di avvio di base) dei gameti si accendono e iniziano a scambiare dati con il mondo, installando il sistema operativo della coscienza.

Conclusione: La Fiamma Eterna

Ciò che chiamiamo “fenomeni immateriali” come la sensazione e il pensiero non sono pacchetti misteriosi importati dall’eternità. Sono invece processi in tempo reale che emergono da una struttura biologica ancestrale. La vita cellulare si trasmette attraverso la linea germinale, e la capacità di provare esperienze si trasmette attraverso l’evoluzione del cervello. Mutazioni favorevoli migliorano gradualmente il cablaggio di base, rendendo più probabile che, a ogni nuova generazione, quel cablaggio superi la soglia di integrazione necessaria alla coscienza.

È la stessa fiamma vitale che la staffetta di cellule ha tenuto accesa per quattro miliardi di anni. Un fiume ininterrotto di informazione, che dalla prima goccia d’acqua ribollente è arrivato fino alla complessità del pensiero umano. Concludendo si deve dire che il flusso delle informazioni che arrivano in continuazione al cervello vengono immagazzinate tutte quante nella grande ‘libreria’ residente, nessuna va perduta, quelle che si dimenticano in effetti si nascondono semplicemente per essere utilizzate in vari modi, buoni o cattivi. Pertanto, per un buon funzionamento del pensiero che si avvale necessariamente delle informazioni contenute in quella libreria, è assolutamente necessario che essa sia composta da informazioni di qualità e che siano scevre da errori. Il cervello accoglie tutto e lo stipa indifferentemente, solo la ragione fa da filtro, bisogna assolutamente usarla per la propria sopravvivenza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *