ORIGINE DELLA MATERIA, DELL’ENERGIA E DELLA REALTÀ PERCEPITA

di Bruno Venturi.

La questione dell’origine dell’universo, dell’energia e della materia è uno dei grandi interrogativi condivisi da scienza, filosofia e teologia. Sebbene ciascuna disciplina adotti strumenti diversi, tutte si trovano, prima o poi, di fronte a un confine: un limite oltre il quale le spiegazioni si interrompono o si trasformano in domande ancora più fondamentali.

1. Energia e materia: chi viene prima?

Nel linguaggio comune, si potrebbe pensare alla materia come “più reale” o “più concreta” dell’energia, ma la fisica moderna ha rovesciato questa intuizione. La teoria della relatività di Einstein ha mostrato che energia e materia sono convertibili: l’equazione E = mc² stabilisce che ogni massa è una forma condensata di energia. In questo senso, nessuna delle due precede logicamente l’altra, ma entrambe sono espressioni diverse di un’unica realtà fisica.

Tuttavia, se si guarda alla cosmologia, le cose assumono una sfumatura diversa: secondo il modello del Big Bang, l’universo nei suoi primi istanti era pura energia, da cui successivamente si è formata la materia. Questo sembrerebbe indicare che, nel tempo, l’energia abbia preceduto la materia.

2. Ma da dove viene l’energia?

Qui la scienza si arresta. Le teorie fisiche attuali descrivono cosa accade dopo il Big Bang, ma non spiegano da dove venga l’energia iniziale. Il punto iniziale del tempo e dello spazio è una singolarità in cui le leggi fisiche si rompono. Alcuni modelli teorici, come quelli del “vuoto quantistico” o del “multiverso”, cercano di estendere la spiegazione oltre il Big Bang, ma sempre assumendo qualcosa che già esiste: un campo, una fluttuazione, una geometria matematica. In nessun caso si parte veramente dal nulla.

Questa sospensione lascia aperta la questione fondamentale: perché c’è qualcosa anziché nulla? E se l’energia non può derivare dal nulla, è lecito chiedersi: da cosa è causata?

3. La particella elementare: l’ente minimo

A livello microscopico, ogni particella elementare (elettroni, quark, neutrini) è oggi considerata una manifestazione di un campo quantistico. La fisica non le considera più “mattoncini indivisibili” in senso classico, ma eventi, eccitazioni localizzate all’interno di campi invisibili che permeano l’intero universo.

Eppure anche questa spiegazione è, in fondo, descrittiva: ci dice come la particella si manifesta, ma non perché il campo stesso esiste, né perché esistano leggi che gli permettano di “vibrare” in un certo modo. In altri termini, la particella elementare non ha causa in senso fisico-classico, ma continua a rimandare a qualcosa di più profondo.

4. Dal “come” al “perché”: il passaggio alla metafisica

È qui che si rende necessario un passaggio dalla scienza alla filosofia. La fisica, per sua natura, descrive relazioni tra fenomeni, ma non indaga l’essere delle cose. Quando chiediamo “perché esiste l’energia?”, “perché esiste la materia?”, “perché esistono leggi?”, ci muoviamo su un piano ontologico, non sperimentale.

La metafisica classica, da Aristotele a Tommaso d’Aquino, sostiene che tutto ciò che esiste in modo contingente (cioè che poteva non esserci) richiede una causa dell’essere. Una particella, un campo, persino l’universo intero, non sono necessari: richiedono dunque una spiegazione ultima. Tale spiegazione, per non essere a sua volta contingente, deve essere necessaria, non causata, eterna: quella che la tradizione chiama causa prima o Dio.

5. Scienza e creazione: due linguaggi per lo stesso limite

Da un punto di vista metodologico, la scienza non è creazionista, perché non parte da un testo sacro né postula cause soprannaturali. Tuttavia, nel momento in cui non è in grado di spiegare l’origine dell’energia, finisce con l’assumere un punto iniziale dato: un “in principio” che non può giustificare. In questo senso, esiste un’analogia formale tra la cosmologia scientifica e il concetto teologico di creazione: entrambe riconoscono un’origine ultima, ma una la lascia indeterminata, l’altra la riconduce a una volontà trascendente.

Conclusione

La domanda sull’origine delle particelle, dell’energia e dell’universo ci porta al limite delle spiegazioni scientifiche, e ci invita ad aprirci a una riflessione più profonda, metafisica. Le particelle non sono “causate” nel senso classico, ma emergono da strutture più fondamentali, che a loro volta esistono senza che la fisica possa spiegarne l’essere.

Alla fine, il grande interrogativo resta: perché qualcosa esiste? È in questa domanda che scienza, filosofia e spiritualità si incontrano, ciascuna con il proprio linguaggio, ma unite dal medesimo desiderio di comprendere l’origine profonda della realtà.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *