di F. Nietzsche.

  • Nei paesi civili gli uomini sono oggi quasi tutti pari nel cercar lavoro per amore del salario; per tutti il lavoro è un mezzo, e non anche lo scopo in sé; perciò sono poco sofistici nella scelta di esso, ammesso che procuri un buon guadagno.
  • Ma vi sono rari uomini che preferiscono perire piuttosto che lavorare a un lavoro senza gioia. Sono uomini difficili e mai contenti, a cui non servirà un ricco guadagno se il lavoro non sarà di per se stesso il guadagno dei guadagni.
  • Di questa rara specie di uomini fanno parte gli artisti e i contemplativi di ogni sorta, ma anche quei perdigiorno che trascorrono la vita nella caccia, nei viaggi, nel commercio amoroso e nelle avventure.
  • Tutti costoro accettano lavoro e pene in quanto siano legate al piacere e, se occorre, proprio il lavoro più difficile e duro. In caso diverso, sono di una pigrizia irremovibile, anche se debba portar seco la miseria, il disonore e il pericolo per la salute e la vita. Essi paventano meno la noia che il lavoro senza gioia: anzi, occorre molta noia perché il loro lavoro possa riuscire.
  • Per il pensatore e per tutti gli spiriti inventivi, noia è quella spiacevole «bonaccia» delle anime, che preannuncia viaggio felice e venti allegri; egli deve sopportarla, attenderne in disparte gli effetti. Proprio questo è quanto non può chiedere a se stesso un carattere inferiore!
  • Cacciar la noia a ogni costo è cosa volgare, come lavorare senza gioia.

Da «La gaia scienza» di F. Nietzsche (af. 42)

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