di Bruno Venturi
Ogni attimo della nostra vita è una soglia: tra il passato che ci ha scolpiti e il futuro che si dischiude, incerto e insondabile. Ma c’è un tempo ancora più sottile, più bruciante: l’istante presente. È lì che siamo chiamati a scegliere. Il cuore trattiene un battito, il respiro si fa più ampio, e l’anima – prima ancora della mente – avanza, chiamata a decidere.
Non è un gesto improvvisato, né il frutto di un impulso cieco. È un atto che emerge da profondità antiche, come un fiume carsico che riaffiora nel momento esatto in cui deve farlo. Ogni scelta che compiamo è già da tempo in cammino dentro di noi. Quando decidiamo, lo facciamo con tutto ciò che siamo diventati: l’intera nostra storia, silenziosamente, ci ha condotti fin lì.
E così, paradossalmente, è proprio quando ci sembra di agire d’istinto che riveliamo quanto lungo e segreto sia stato il nostro esercizio interiore. Quella decisione, apparentemente spontanea, è spesso il frutto maturo di una lunga preparazione silenziosa, di un orientamento del cuore coltivato nel tempo.
In questa luce, l’atto di fede si mostra per ciò che è: non adesione a un sistema, ma risposta viva a una chiamata. Non è un’idea da comprendere, ma una verità che ci raggiunge nel vivo dell’esistenza, nel momento in cui tutto ci domanda una presa di posizione. Ogni volta che ci troviamo dinanzi all’ignoto, senza il tempo di riflettere, è lì che la fede si manifesta: come decisione, come atto totale, come affermazione del presente.
Non possiamo più indugiare quando l’attimo ci chiama. La vita trascorsa ci ha segretamente addestrati a quel momento; ora ci tocca rispondere, non con esitazione ma con interezza, come chi ha imparato a fidarsi del proprio cammino. Ed è qui che si rivela il mistero della libertà: essa non nasce dal nulla, ma è il frutto di una lunga maturazione interiore.
La libertà autentica è una capacità, non una condizione: è l’arte di rispondere alla vita con lucidità e pienezza. È un’intimità conquistata, che affiora quando il cuore ha imparato a discernere, ad ascoltare, a lasciarsi trasformare.
I filosofi dell’antichità lo sapevano bene. La saggezza, per loro, non era teoria ma esercizio. Non bastava conoscere il vero: occorreva divenirlo. La filosofia era disciplina dell’anima, arte del vivere bene. Solo chi aveva lavorato su di sé, nella pazienza quotidiana, era pronto a scegliere rettamente.
Anche per noi, oggi, questa disciplina è urgente. In un tempo affollato di stimoli e distrazioni, dove il clamore dell’informazione invade ogni spazio, la saggezza è un rifugio e una resistenza. Siamo spinti ad agire in fretta, secondo emozioni pilotate, reazioni viscerali, desideri indotti. La riflessione si assottiglia, l’ascolto interiore si smarrisce.
Eppure, proprio qui, la spiritualità può riemergere come guida. Essa ci insegna a non reagire, ma a rispondere. Non a imporsi, ma a risuonare con ciò che chiama. È una libertà che non si aggrappa, ma lascia fluire. Quando la scelta giunge, essa non ci sorprende: ci trova pronti, affinati da un lungo apprendistato del cuore.
Allora l’azione non nasce da calcolo, ma da una spontaneità profonda. È l’anima a muoversi, non per impulso ma per fedeltà a sé stessa. Un istinto limpido, maturato nell’ombra.
Nella vita cristiana, questo istante si fa ancora più denso. Ogni scelta è un piccolo sì alla volontà di Dio. La preghiera, il silenzio, il discernimento non ci allontanano dal mondo: ci rendono più capaci di abitarlo. Ogni giorno può diventare un altare. Ogni decisione, una risposta alla grazia che ci raggiunge nel quotidiano.
E non importa quanto piccola possa sembrare quella scelta. È lì, proprio lì, che si tocca l’eterno. Non nei grandi eventi, ma nei dettagli vissuti con amore e libertà. Non nei gesti eclatanti, ma nella fedeltà dell’istante.
Guardando indietro, ci accorgiamo che ogni frammento del passato – ogni errore, ogni gioia, ogni dolore – ci ha formati per essere presenti, ora, con maggiore verità. Rileggere la propria storia non è un esercizio nostalgico, ma un riconoscimento: tutto è servito, tutto è stato seme.
Così filosofia e fede si intrecciano, come due sentieri che convergono nella stessa radura: quella in cui l’essere umano può finalmente dire sì alla propria chiamata. Ogni attimo diventa essenziale, ogni scelta un atto di verità.
L’attimo della scelta è, in fondo, un ritorno: al cuore, alla sorgente, a quel luogo in noi dove la libertà non è possesso ma dono. Un dono ricevuto e restituito nell’azione. È lì che la nostra umanità si compie, e il divino si lascia intravedere.
In ogni gesto semplice, vissuto con coscienza, si cela il mistero: la possibilità di vivere, qui e ora, con saggezza, con libertà, con fede.
30 giugno 2025


siamo pieni di schemi appresi, influenze culturali e automatismi che talvolta saggezza e fede ci confondono più che chiarirci. In certi momenti, è proprio l’istinto, non come reazione impulsiva ma come percezione di sè, a indicarci la via più autentica.