di Etienne Gilson.
Il Medioevo ha ereditato dall’antichità classica l’idea di un certo genere di opera scientifica che riassume e classifica l’insieme delle conoscenze umane in una data epoca. È ciò che oggi si chiama un’enciclopedia.
- Le Antichità di Varrone (116-26 a.C.), che si compongono di 41 libri, di cui 25 sulle cose umane e 16 sulle cose divine, oggi sono perdute, ma s.Agostino le ha conosciute, ne ha fatto grande uso ed è ciò che l’ha condotto, nel suo De Doctrina Christiana, a formulare il desiderio che si facesse, a uso dei cristiani, una raccolta di tutte le conoscenze richieste per l’interpretazione delle Sacre Scritture. Il Medioevo non ha trascurato di esaudire questo desiderio.
- Di secolo in secolo si sono trovati dei compilatori per comporre o per rifare queste somme di ogni umana conoscenza. Le Origini o Etimologie di Isidoro di Siviglia (m.636) inaugurano questa serie, di cui esse restano in senso pieno il prototipo. Il Venerabile Beda (674-735) viene dopo con il suo De Rerum Natura. Nel sec.IX, Rabano Mauro (m.856) compone il suo De Rerum Naturis.
- Nel sec.XII compaiono diverse opere dello stesso tipo e la loro lettura ci permette di rappresentarci con molta esattezza l’idea generale che allora ci si faceva dell’universo e della sua struttura. Ciascuna di esse presenta caratteri propri, ma anche là ove si distinguono, queste opere non fanno altro che accentuare qualche elemento comune a tutte. È interessante quindi gettare uno sguardo su questo panorama del mondo, visto dal sec.XII, quale lo si scopre, ad esempio, nel De Imagine Mundi di Onorio d’Autun.
Che cos’è il mondo
- ‘Mundus‘ significa ‘ovunque in movimento’, perché esso è un movimento perpetuo. È una sfera il cui interno è diviso come quello di un uovo; la goccia di grasso che è al centro del tuorlo dell’uovo è la Terra, il tuorlo è la regione dell’aria carica di vapori, il bianco è l’etere, il guscio del mondo è il cielo.
- L’origine del mondo è la creazione da parte di Dio. Dapprima il mondo è concepito nel pensiero divino prima dell’inizio dei secoli: questa concezione genera l’archetipo del mondo. In seguito, il mondo sensibile è creato nella materia a immagine del suo archetipo. In terzo luogo, esso riceve le sue specie e le sue forme con l’opera dei sei giorni. In quarto luogo, esso dura nel tempo, ciascun essere riproducendosi in sé e generando altri esseri della stessa specie, e questo deve continuare fino al quinto e ultimo atto della sua storia quando, alla fine dei tempi, il mondo sarà rinnovato da Dio in una trasformazione finale.
Com’è fatto il mondo
- Qual’è al presente, il mondo è fatto di quattro elementi. Elemento significa contemporaneamente ile (materia) e legamento. In effetti la terra, l’acqua, l’aria e il fuoco sono la materia di cui tutto è fatto, ed essi si legano l’un l’altro nel corso di una incessante rivoluzione circolare. Il fuoco si cambia in aria, l’aria in acqua, l’acqua in terra, poi, a sua volta, la terra in acqua, l’acqua in aria e l’aria in fuoco. In effetti ciascun elemento possiede due qualità, una delle quali in comune con un altro elemento, e si può dire che, con questi elementi comuni, essi si danno la mano. Fredda e secca, la terra è legata all’acqua per il freddo; fredda e umida, l’acqua dipende dall’aria per l’umidità; l’aria, che è umida e calda, si associa al fuoco per il caldo; il fuoco infine, che è caldo e secco, si accoppia con la terra per il secco. Questa, il più pesante degli elementi, occupa la parte bassa del mondo; il fuoco, che è la più leggera, occupa il posto più alto; l’acqua sta vicino alla terra e l’aria più vicina al fuoco. La terra ospita ciò che cammina, come l’uomo e le bestie; l’acqua contiene ciò che nuota, come i pesci; l’aria ciò che vola, come gli uccelli; il fuoco ciò che brilla, come il sole e le stelle.
Dove si trova la Terra
- Essa è di forma rotonda. Se la guardassimo dall’alto vedremmo le sue montagne e le sue valli meno di quanto non sentiamo le rugosità di una grossa palla tenuta in mano. La Terra ha 180.000 stadi di circonferenza (in stadi e miglia terrestri romane circa 33.750 km.). posta al centro esatto del mondo, essa no posa su null’altro che sulla potenza divina. In altre parole, come ogni elemento, essa occupa il luogo che conviene alla sua qualità distintiva. L’oceano la circonda come una cintura. All’interno essa è percorsa da canali d’acqua che temperano la sua naturale secchezza: per questo si trova acqua ovunque si scavi.
Come si distribuisce la Terra
- La superficie della terra si distribuisce in cinque circoli. Le due zone estreme sono inabitabili a causa del freddo, perché il sole non vi si avvicina mai; la zona del centro è inabitabile a causa del caldo, perché il sole mai se ne allontana; le due zone mediane sono abitabili, temperate come sono dal caldo e dal freddo delle zone vicine. Queste zone si chiamano circoli settentrionale, solstiziale, equinoziale, brumale e australe. Il circolo solstiziale è il solo che noi sappiamo abitato dall’uomo. Esso forma dunque la zona abitabile. Questa zona abitabile è divisa in tre parti dal mare Mediterraneo. Queste parti si chiamano Europa, Asia e Africa.
Descrizione dell’Asia
- l’Asia trae il suo nome da quello di una regina. È la prima regione a est, partendo dal Paradiso terrestre. Questo Paradiso è un luogo di delizie, ma inaccessibile agli uomini perché è circondato da un muro d’oro che sale fino al cielo. Là si trova l’albero della vita, il cui frutto renderebbe immortali e sottrarrebbe alla vecchiaia colui che potesse assaggiarne. Vi si trova anche una sorgente che si divide in quattro fiumi. Dopo essere sprofondati sotto il suolo del Paradiso terrestre, questi fiumi riappaiono più lontano, in altre contrade, sono: il Gange, il Nilo, il Tigri e l’Eufrate.
- Partendo dal Paradiso terrestre si incontrano molte regioni deserte, inesplorabili d’altra parte, a causa dei serpenti e delle fiere da cui sono infestate. Poi viene l’India, dal nome del fiume Indo che nasce a nord del Caucaso poi, dirigendo il suo corso verso mezzogiorno, si getta nel mar Rosso. Poiché questo fiume separa l’India dall’Occidente, lo si chiama anche Oceano indiano. Vi si trovano delle Isole, come Taprobane (Ceylon) che contiene dieci città, il cui clima ha due estati e due inverni all’anno. La vegetazione è perenne. Contiene anche l’isola di Crisa (Giappone), terra ricca di oro e argento, con montagne d’oro inaccessibili a causa dei loro dragoni e grifoni. In India c’è il monte Caspio (Caucaso), da cui prende il nome il mar Caspio. Tra i due si trovano Gog e Magog, tribù feroci, là rinchiuse, si dice, da Alessandro Magno. Sono cannibali. l’India ha 44 regioni e molti popoli. Sulle montagne ci sono i Pigmei che sono alti due cubiti, fanno guerra alle gru, si riproducono a tre anni di età e a otto anni sono vecchi. Presso di loro cresce il pepe. Esso è naturalmente bianco, ma siccome per cacciare i serpenti bisogna appiccare degli incendi, il pepe diventa nero. Quanti altri popoli curiosi in questo paese!
- I Macrobi, alti dodici cubiti, vi combattono contro i grifoni che hanno il corpo di leone e le ali d’aquila. Ci sono anche i Bramini, che si buttano nel fuoco per amore dell’altra vita; altri uccidono i loro parenti anziani, li fanno cuocere per mangiarli e giudicano empio chi si rifiuta di farlo; altri ancora mangiano il pesce crudo e bevono l’acqua del mare. l’India è d’altronde il paese dei mostri umani e di altri mostri ancora. Tra i mostri umani citiamo gli Sciopodi che, su di un piede solo, corrono più veloci del vento e con questo stesso piede si riparano la testa contro il calore del sole; uomini senza testa, con gli occhi sulle spalle, il naso e la bocca sul petto; altri ancora, presso la sorgente del Gange, che vivono del solo profumo di un certo frutto: se viaggiano portano con sé questo frutto perché un cattivo odore è sufficiente per farli morire.
- Non senza rimpianto sorvoliamo sugli animali mostruosi che vivono in questo paese: serpenti di 300 piedi di lunghezza, vermi di sei piedi e armati di tenaglie; ma ricordiamo la pietra calamita che attira il ferro e che non si può spezzare se non con il sangue del capro. La descrizione del resto dell’Asia (Mesopotamia, Siria, Palestina, Egitto, Caucaso, Asia Minore) è meno ricca di meraviglie, ma ha lo stesso spirito. «Attraversata l’Asia – dice Onorio – passiamo all’Europa».
Descrizione dell’Europa e dell’Africa
- l’Europa prende il nome dal re Europo e dalla regina Europa, figlia di Agenore. Il nostro geografo descrive brevemente la Scizia, la Germania del nord e del sud, la Grecia, l’Italia e la Francia (che prende il suo nome dal re Franco, venuto da Troia con Enea), la Spagna e la Gran Bretagna.
- Passando poi all’Africa (chiamata così da Afer, uno dei discendenti di Abramo), facciamo conoscenza con l’africa del nord (Libia, Cirenaica, Mauritania), poi con l’Etiopia, paese della regina di Saba, e con le numerose isole del Mediterraneo, ivi compresa la Sicilia (dove un tempo vissero i Ciclopi), la Sardegna, la Corsica e la grande isola, più grande dell’Africa e dell’Europa, che Platone dice che fu sommersa dal mare. Infine, non dimentichiamo quell’isola dell’Oceano che si chiama Isola Perduta, perché essa supera di gran lunga tutte le altre terre per l’amenità del suo clima e la sua fertilità in prodotti di tutti i tipi. Sfortunatamente non si sa dove essa sia . Scoperta un tempo per caso, si dice che s.Brandano ci sia andato; ma dopo la si è cercata senza trovarla. Per questo la si chiama l’Isola Perduta.
Il mistero aleggia sul mondo
- È diventato classico considerare la scoperta dell’America, le esplorazioni di tanti viaggiatori e le loro descrizioni di modo di vivere sorprendenti per gli europei, come una delle cause dell’allargamento dello spirito umano nei tempi moderni.
- Ci si può chiedere, al contrario, se la Terra non si sia ristretta e non abbia perduto del suo mistero da quando essa non è più una ristretta striscia di terra fiancheggiata da ogni parte da meraviglie. Nel sec.XII, d’altronde, essa era ancora più misteriosa nella sua profondità. Come la Terra era al centro dell’aria, l’Inferno era al centro della Terra. Lo si concepiva come una stretta gola che si allargava alla base. Luogo di fuoco e di zolfo, lago di morte o terra di morte, esso nascondeva nel suo fondo l’Erebo, pieno di draghi e di vermi di fuoco, l’Acheronte, lo Stige, il Flegetonte e altri luoghi infuocati abitati dagli spiriti impuri.
- Un po’ affaticato dalla sua descrizione, il nostro enciclopedista aggiunge: «Abbiamo visitato le regioni brucianti dell’Inferno, andiamo a rinfrescarci nell’acqua».
L’acqua
- Le conoscenze relative all’acqua sono molto semplici. Aqua viene da aequalitas; la si chiama quindi anche aequor, perché è piana. Questo elemento penetra la terra e la circonda da tutte le parti. Allora la si chiama Oceano. Le maree dell’Oceano seguono la Luna che le aspira o le respinge non maggiore o minore forza secondo che essa se ne avvicina o se ne allontana di più. Le maree più deboli sono quelle del solstizio, a causa del suo allontanamento. Aggiungiamo a ciò qualche nozione sui vortici, le tempeste, i diversi tipi di acqua (dolce, salata, calda, fredda, morta) e avremo una idrografia quale la si concepiva in quel tempo. Sugli animali che vivono nell’acqua la nostra enciclopedia dice soltanto questo: «i pesci e gli uccelli abitano le acque perché, come si può leggere nella Bibbia, essi ne sono stati fatti. Se gli uccelli volano nell’aria o abitano la terra è perché l’aria è umida come l’acqua e la terra è mista all’acqua; e se certi animali, creati dalla terra, possono stare nell’acqua, i coccodrilli e gli ippopotami per esempio, è perché l’acqua è fortemente mista alla terra». Su ciò il nostro libro conclude: «Usciamo dal fondo delle acque e lasciamo svolazzare nell’aria la penna del nostro scrittoio».
L’aria
- L’aria è tutto ciò che, tra la terra e la luna, assomiglia al vuoto. Noi la respiriamo per vivere; poiché essa è umida gli uccelli vi volano come i pesci nuotano nell’acqua, ma è lì che dimorano anche i demoni. Essi vi attendono tra i tormenti il giorno del giudizio e di essa si formano i corpi per comparire agli uomini. I venti non sono che aria in movimento. La scienza dell’aria comporta quindi in primo luogo la descrizione dei quattro venti cardinali. Siccome il vento trascina con sé le acque, forma delle nuvole; quando i venti escono dalle nuvole con fracasso, si sente un rumore che è il tuono; quando essi fanno cozzare le nuvole, queste collisioni fanno sprizzare un fuoco terribile che è il fulmine. Questo fuoco penetra tutto ciò che tocca perché esso è più sottile del nostro e più potentemente proiettato dai venti. L’arcobaleno, di quattro colori, si produce quando i raggi del sole colpiscono una nuvola cava e si riflettono verso il sole. Completano la descrizione dell’aria alcune notizie sulla pioggia, la grandine, la neve, la rugiada, la nebbia e le stelle cadenti. In effetti, le stelle cadenti non sono proprio delle stelle, ma delle faville trascinate dai venti dall’etere nell’aria, dove l’umidità le spegne rapidamente.
Il fuoco
- Così arriviamo al fuoco, il cui nome (ignis) significa non gignis: tu non generi, e che, come sottigliezza, vince l’aria quanto l’aria vince l’acqua. La sua purezza è perfetta; è col fuoco che gli angeli si formano i loro corpi quando vengono tra gli uomini. La scienza del fuoco comprende la descrizione dei sette pianeti, ciascuno dei quali è poggiato su un particolare circolo. Essi si spostano da oriente a occidente, trascinati dall’immensa velocità del firmamento. Si chiamano astri erranti, perché i pianeti tendono naturalmente ad andare in senso inverso a questo movimento di rotazione. Così, se fosse trascinata la ruota di un mulino, una mosca sembrerebbe andare, per suo movimento proprio, in senso inverso alla rivoluzione della ruota. Dopo una breve descrizione dei sette pianeti secondo il loro ordine (Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno), poi dello Zodiaco di cui essi seguono la via, vengono alcuni rilievi sulla musica delle sfere.
- La rivoluzione delle sette sfere produce infatti una dolce armonia, ma noi non la percepiamo, perché essa non si produce nell’aria, il solo ambiente in cui noi percepiamo dei suoni. I nostri intervalli musicali, nondimeno, sono derivati, si dice, da quelli delle sfere celesti. Le sette note della scala vengono di là. C’è un tono dalla Terra alla Luna, un semi-tono dalla Luna a Mercurio; un semi-tono da Mercurio a Venere; tre semi-toni da Venere al Sole; dal Sole a Marte un tono; da Marte a Giove un semi-tono; da Giove a Saturno un semi-tono; da Saturno al circolo dello Zodiaco tre semi-toni.
- Come il Mondo si compone di sette toni e la nostra musica di sette note, noi ci componiamo di sette ingredienti:i quattro elementi del nostro corpo e le tre facoltà della nostra anima, che l’arte musicale tempera naturalmente. Perciò si dice che l’uomo è un micro-cosmo, perché egli forma una consonanza uguale a quella della musica celeste.
- La distanza dalla Terra al firmamento è di 109.375 miglia, pari a 164.000 kilometri. Avendo così attraversato il fuoco con i globi dei pianeti, il sapiente non ha più che da esplorare il cielo, la cui parte superiore è il firmamento. Di forma sferica, di natura acquea, ma fatto di un solido cristallo analogo al ghiaccio, il firmamento ha due poli, il polo boreale sempre visibile e il polo australe che non vediamo mai perché la convessità della Terra ce lo nasconde. Il cielo gira sui suoi due poli come una ruota sul suo asse, e le stelle girano con lui. Una stella, stella, è come dire una luna ferma: stans luna, perché le stelle sono fissate al firmamento. Un gruppo di stelle è una costellazione. Soltanto Dio conosce la distribuzione delle stelle, i loro nomi, le loro virtù, i loro luoghi, i loro tempi e i loro corsi; i sapienti hanno dato loro nomi di animali o di uomini per riconoscerle più facilmente. Una descrizione delle costellazioni chiude questa cosmografia del mondo visibile; ma il mondo reale non finisce qui, perché al di sopra del firmamento sono sospesi dei vapori che si chiamano cielo delle acque; al di sopra del cielo acqueo c’è il cielo degli spiriti, sconosciuto agli uomini, dove gli angeli sono disposti in nove ordini e che contiene il paradiso dei paradisi, asilo delle anime felici. È di questo cielo che nella Scrittura si legge che fu creato in principio, assieme alla Terra. Infine, al di là di quest’ultimo e dominandolo da molto lontano, si trova il cielo dei Cieli, dove risiede il re degli angeli.
Lo spazio-tempo
- Il Mondo, come si estende nello spazio, dura nel tempo; dobbiamo dunque considerarlo sotto questo aspetto nuovo. Di tutti i modi di durata, l’aevum è il più nobile. È una durata che esiste prima del Mondo, con il Mondo, dopo il Mondo; essa appartiene solo a Dio, che non è stato né sarà, ma sempre è.
- D’accordo con la tradizione dionisiana di Chartres, la nostra enciclopedia pone al di sotto dell’aevum i tempi eterni, modi di durata propri delle idee (archetypum mundum), e degli angeli, in breve tutto ciò che ha incominciato a esistere prima del Mondo, esistere con lui e dopo di lui; ma questo tocco chartriano va cancellato se si vuole ricordare soltanto la comune concezione dell’universo di quell’epoca.
- Identificate con Dio, le idee cono comunemente intese come eterne nello stesso senso di Lui. Comunque sia su questo punto, il tempo stesso non è che un’ombra dell’eternità; esso è incominciato col mondo e terminerà con esso, simile a un cavo teso da oriente a occidente che ogni giorno si avvolge su se stesso fino a essere avvolto completamente. I secoli seguono il corso del tempo; tutto ciò che è in questo Mondo scorre nel tempo; dal tempo è misurata la lunghezza della vita umana.
- Un’enciclopedia medievale ordinariamente comporta, dunque, una descrizione delle divisioni del tempo: istanti, secondi, minuti, ore, giorni (ivi comprese le variazioni di durata dei giorni e delle notti e le eclissi di sole e di luna), settimane, mesi (con i loro nomi in lingue differenti), le quattro stagioni, gli anni (terrestre, solare, lunare, ecc.), i secoli, i cicli e il computo ecclesiastico.
La storia
- Per completare l’opera non resta che da riassumere la storia di ciò che è accaduto nel tempo dopo le origini del Mondo. Per dare ordine a questa vasta materia, la si divide in età.
- Prima età, dalla caduta degli angeli alla fine del diluvio;
- seconda età, dalla fine del diluvio ad Abramo;
- terza età, da Abramo a Davide, Codro, la caduta di Troia ed Evandro;
- quarta età, da Davide alla cattività babilonese, Alessandro Magno e Tarquinio;
- quinta età, dalla cattività babilonese a Gesù Cristo e Ottavio: il mondo aveva allora 4.735 anni secondo il testo ebraico, o 5.228 secondo i Settanta;
- sesta età, da Gesù Cristo a Cesare Augusto e al tempo presente.
Il contenuto di queste successive età è una cronologia sommaria dei principali avvenimenti della storia dei più famosi popoli: Ebrei, Egiziani, Assiri, Greci e Romani, gli imperatori del Medioevo occidentale naturalmente posti in seguito agli imperatori romani come se, fino a Federico I, fosse continuata senza interruzione la stessa storia.
- Questo fatto merita che ci si soffermi un momento perché ci informa con esattezza sul posto che gli uomini del Medioevo si attribuivano nella storia universale. Per noi il Medioevo si oppone all’antichità di cui il Rinascimento fu la riscoperta: per loro, il loro tempo continuava l’antichità senza che, storicamente parlando, niente lo separasse da quella. La continuità delle due età in nulla sembra loro più evidente che sul terreno della cultura intellettuale dove, oggi, si accetta di opporle nella maniera più radicale. Il mito storico della translatio studii, che abbiamo detto essere stato pressoché universalmente accettato nel Medioevo, è testimonianza di questo atteggiamento spirituale.
- Enciclopedie come quella di Onorio d’Autun e di Guglielmo di Conches sono interessanti, in quanto esprimono l’immagine del mondo vista dal loro autore e dalla media degli spiriti colti del suo tempo. Per apprezzare correttamente il loro valore rappresentativo bisogna tuttavia ricordarsi che, come ogni enciclopedia, esse erano opere di volgarizzazione. Ci si sbaglierebbe dunque gravemente cercandovi lo specchio della scienza del loro tempo.
- In evidenza l’uso curioso dell’etimologia delle parole: era allora un metodo di spiegazione universalmente accolto. Si ammetteva che, essendo stati dati i nomi delle cose per esprimere la loro natura, si potesse conoscere la natura delle cose ritrovando il significato primitivo del loro nome.
- Alla spiegazione etimologica spesso si unisce l’interpretazione simbolica che consiste nel trattare le cose stesse come dei segni e nel chiarire i loro significati. Ogni cosa generalmente ne ha parecchi. Un minerale, una pianta, un animale, un personaggio storico possono contemporaneamente richiamare un avvenimento passato, presagirne uno futuro, significare una o parecchie verità morali e, oltre a questo, una o parecchie verità religiose. Il significato simbolico degli esseri era allora di un’importanza tale che ci si dimenticava talvolta di verificare l’esistenza stessa di ciò che lo simboleggiava. Diciamo piuttosto che, generalmente, gli autori di trattati di mineralogia, petrografia, botanica e zoologia, parlando di queste cose, non avevano mai altro scopo che l’edificazione morale e religiosa dei loro lettori.
- Alle interpretazioni etimologiche e simboliche, aggiungiamo il ragionamento per analogia, che consisteva nello spiegare un essere o un fatto per la sua corrispondenza con altri esseri e con altri fatti. Metodo questa volta legittimo e di cui ogni scienza fa uso, ma di cui gli uomini del Medioevo si sono serviti più come poeti che come scienziati. La descrizione dell’uomo come di un universo ridotto, cioè come un micro-cosmo analogo al macro-cosmo, è l’esempio tipico di questo modo di ragionare. Così concepito l’uomo è un universo in scala ridotta: la sua carne è la terra, il suo sangue l’acqua, il suo respiro l’aria, suo calore vitale è il fuoco, la sua testa è rotonda come la sfera celeste, due occhi vi brillano come il sole e la luna, sette aperture sul colto corrispondono ai sette toni dell’armonia delle sfere celesti, il suo petto contiene il respiro e riceve tutti gli umori del corpo come il mare tutti i fiumi, e così via, indefinitamente, come ne dà testimonianza l’Elucidarium attribuito a Onorio di Autun. Quando questi diversi modi di ragionamento concorrono alla spiegazione di uno stesso fatto, si ottiene il tipo di intelligibilità più soddisfacente per uno spirito medio di questo secolo XII, che fu continuamente divisa fra l’immaginazione dei suoi artisti e la ragione raziocinante dei suoi dialettici.
tratto da “La filosofia nel Medioevo” di Etienne Gilson