di Giovanni Catapano.
Sia a Cassiciacum, sia a Roma e a Tagaste, «filosofia» ha dunque per Agostino un solo significato fondamentale: l’amore e il desiderio della sapienza. Agostino assume da Cicerone quella che era una semplice esplicazione terminologica e la fa assurgere al rango di una vera e propria definizione. Se ne serve esplicitamente per dimostrare la sorellanza tra filosofia e amore della bellezza, per confutare lo scetticismo accademico, per introdurre la madre Monica nella schiera degli autentici filosofi, per interpretare correttamente l’atteggiamento delle Scritture nei confronti della filosofia e per stabilire l’identità tra filosofia e religione. Anche quando non è dichiarata, essa funge da presupposto basilare delle affermazioni agostiniane sulla filosofia e sui filosofi.
Le accezioni di philosophia sono tante, quanti i modi di intendere la sapientia che essa ricerca. La Sapienza si può distinguere in umana e divina. La Sapienza umana è, secondo una definizione stoica ripresa anch’essa da Cicerone, la scienza delle cose umane e divine. «Scienza» significa una conoscenza vera, certa e indubitabile. Agostino dimostra che una conoscenza di questo tipo è possibile all’uomo, anche se è ostacolata da vari generi di impedimenti, i peggiori dei quali sono la sfiducia di trovare la verità e il vano desiderio di gloria. Il possesso della scienza non dipende soltanto dalle capacità umane, ma anche da condizioni di vita favorevoli, che devono essere concesse dalla divina Provvidenza. Le «cose umane e divine» che costituiscono l’oggetto della scienza filosofica sono riassunte originalmente da Agostino in due problemi essenziali: l’anima e Dio.
Conoscere l’anima vuol dire conoscere se stessi; conoscere Dio vuol dire conoscere la propria origine. La conoscenza dell’anima precede e introduce la conoscenza di Dio, in cui consiste la felicità. La conoscenza di Dio, e quindi la vita beata, per quanto ardua è possibile anche durante l’esistenza terrena. Il principio metodologico fondamentale che guida alla conoscenza dell’anima e di Dio è la completa astrazione dal sensibile: l’anima e Dio sono sostanze puramente spirituali, perciò al loro pensiero non deve essere associato nulla di corporeo. Al filosofo si richiede pertanto la conversione dal sensibile all’intelligibile: egli deve rientrare in se stesso, spezzando ogni vincolo affettivo che lo lega al mondo dei corpi e purificando i propri costumi; quindi deve abituare la propria mente a pensare oggetti soprasensibili, seguendo il ciclo di istruzione costituito dalle arti liberali. Grazie all’addestramento effettuato nelle disciplinae, il filosofo scoprirà l’esistenza di grandezze (numeri) puramente intelligibili e sarà aiutato a riconoscere il ruolo fondante dell’Uno, la Misura suprema che è il principio divino di tutta la realtà. Esercitando finalmente la riflessione filosofica, egli capirà che la Misura suprema genera la Verità ed è in relazione inscindibile con essa.
A questo punto il desiderio della sapienza umana si salda con l’amore per la sapienza divina. La Verità, figlia della Misura, è infatti Intelletto, Bellezza e Sapienza sussistente. Agostino combina gli attributi della seconda ipostasi plotiniana con le denominazioni del Figlio di Dio di Gv14,6 e 1Cor1,24. Solo la filosofia che sfocia nella conoscenza del Verbo è, in ultima analisi, «vera» filosofia, perché solo essa rimane fedele fino in fondo alla propria vocazione di amor sapientiae. La filosofia «verissima» è una filosofia del mondo intelligibile, ossia dell’Intelletto divino; essa non ha nulla a che vedere con la «filosofia di questo mondo», che s.Paolo giustamente condanna in Col2,8. La «vera e genuina» filosofia, in questo senso, non ha altro compito che insegnare la concezione del divino annunciata nel mistero cristiano della Trinità. Il suo modo di procedere, tuttavia, è differente da quello della fede: esso consiste nell’indagine razionale, non nell’adesione a un’autorità degna di fiducia.
Vie d’uscita dalla rerum obscuritas indipendenti e autonome sul piano del diritto, ratio filosofica e auctoritas religiosa si trovano alleate e complementari sul piano dei fatti. La storia dimostra che i sostenitori del sistema filosofico più vicino alla «vera» filosofia, i Platonici, non sono riusciti a convincere gli uomini dell’esistenza di un mondo superiore a quello sensibile, anzi hanno dovuto occultare la loro dottrina per non essere sopraffatti dagli attacchi del materialismo.essi stessi non sono vissuti in conformità alle verità che avevano scoperto, continuando a praticare gli stessi culti religiosi degli altri. Dove i Platonici hanno fallito, lì è riuscito invece il cristianesimo. L’annuncio cristiano ha convertito popoli interi ai beni spirituali e al culto dell’unico vero Dio. Ciò è stato possibile perché l’auctoritas su cui si fonda la religione cristiana è quella divina dell’Intelletto, che il sommo Iddio, nella sua misericordia, ha piegato fino all’assunzione della natura umana. Gli uomini sono potuti accedere alla verità e alla sapienza, perché la Verità e la Sapienza si è fatta uomo. L’autorità di Cristo garantisce dunque una base sicura, perché efficace, da cui partire nella ricerca della sapienza. Monica è una dimostrazione vivente delle potenzialità filosofiche della fede: le sue intuizioni, sorte da un animo costantemente rivolto a Dio, raggiungono con sorprendente rapidità e senza impicci le medesime conclusioni cui Cicerone, il principe riconosciuto dei filosofi latini, era pervenuto dopo lunghe e tortuose argomentazioni. D’altra parte, la fede non fornisce immediatamente l’intelligenza certa del proprio contenuto; per comprendere i misteri è necessaria la ragione, e qui il platonismo può fornire un valido aiuto.
Alla comprensione razionale delle verità rivelate Agostino tributa i più alti elogi: essa è l’impegno più alto e nobile dell’uomo, è il genere di vita preferibile a ogni altro, l’unico che consente di essere davvero felici già su questa terra. Filosofia è paragonata a una donna più bella di Venere, a una nutrice pronta ad allattare ogni spirito assetato di verità, a una madre che offre accoglienza e rifugio nel calore del proprio grembo. Filosofia è raffigurata anche come un uccello che vola nei cieli della bellezza intelligibile. Filosofia promette, cura, insegna, libera, ammonisce. Agostino esorta amici, discepoli e parenti ad abbracciarla. Egli stesso si propone come esempio di amante della filosofia, narrando il viaggio che lo ha portato nel philosophiae portus. Iniziato a diciotto anni con la lettura dell’Hortensius di Cicerone, esso conobbe prima le nebbie dello scrupolo fideistico, i falsi astri del manicheismo e le secche dello scetticismo accademico; poi la stella polare dello spiritualismo predicato da s.Ambrogio e da Manlio Teodoro, l’entusiasmo suscitato dai trattati plotiniani e dalla comparazione con le lettere paoline, infine la spinta provvidenziale del pectoris dolor. Agostino è entrato finalmente in filosofia quando ha potuto realizzare, all’interno della propria fede cristiana e con l’apporto della metafisica neo-platonica, la coerenza teorico-pratica nell’amore della sapienza. L’approfondimento intellettuale della fede, nel ritiro di Cassiciacum, si esercita nel tempo libero da occupazioni professionali e da preoccupazioni famigliari, nel contesto di una comunità di persone che discutono insieme mosse unicamente dal desiderio di conoscere e di capire la verità.
L’ideale di filosofia cui Agostino si è consacrato nel 386 è perfettamente definito negli scritti anteriori al battesimo; forse anche per questo le opere del periodo 387-390 sono quasi del tutto prive di affermazioni meta-filosofiche, se si escludono le puntualizzazioni del De moribus su Col2,8 e del De vera religione sul rapporto tra teologia filosofica e culto religioso. Si tratta in definitiva di una concezione che assume dal pensiero antico l’idea capitale del necessario connubio tra conoscenza teorica e condotta pratica, e fa leva su di essa per decretare il fallimento dei filosofi antichi e la trasformazione della filosofia in interpretazione razionale del contenuto della fede cristiana. La filosofia dovrà allearsi a quella fede che ha mostrato, alla prove dei fatti, la sua efficacia nell’orientare l’esistenza umana verso il mondo intelligibile, cioè nel realizzare concretamente l’amore per la sapienza.
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Tratto da:
Giovanni Catapano «TUTTI I DIALOGHI DI AGOSTINO» Introduzione generale.

