di Benedetto XVI.
S.Luca ci racconta che Gesù, risorto, in compagnia di due discepoli sulla via di Emmaus, li guidò contemporaneamente per una via interiore. Nello stesso tempo egli rilegge con loro l’Antico Testamento. Essi così imparano a comprendere in modo totalmente nuovo promesse e speranze di Israele e la figura del Messia. Essi scoprono così che proprio il destino del Crocifisso e Risorto, che è misteriosamente in cammino con i discepoli, è previamente tracciato nei libri. Essi apprendono una nuova lettura dell’Antico Testamento. Questo testo descrive la formazione della fede cristiana nel I e II secolo e descrive così una via che è sempre da cercare e da percorrere.
I Padri della Chiesa erano pienamente consapevoli di questa nuova concezione della storia, così, ad esempio, quando descrivevano la progressione della storia in uno schema tripartito di Umbra – Imago – Veritas. Il tempo della Chiesa («tempo dei pagani») non è ancora arrivato nell’aperta verità (Is2 e Mic4). Essa è ancora imago, cioè un perdurare nel transitorio anche se in una nuova apertura. Bernardo di Chiaravalle ha esposto correttamente questo stato di cose quando trasforma il duplice avvento di Cristo in una triplice presenza del Signore e definisce il tempo della Chiesa come un Adventus medius.
In sintesi possiamo dire che l’intera storia di Gesù, come la riferisce il Nuovo Testamento, dal racconto delle tentazioni fino alla vicenda di Emmaus, mostra che il tempo di Gesù, il «tempo dei pagani», non è il tempo di una trasformazione cosmica in cui le decisioni definitive tra Dio e l’uomo sono state già prese, bensì un tempo della libertà. In esso Dio viene incontro agli uomini attraverso l’amore crocifisso di Gesù Cristo per raccoglierli in un libero sì al regno di Dio. È il tempo della libertà, ciò vuol dire anche che è il tempo in cui il male ha ancora potere. Il potere di Dio in tutto questo tempo è anche un potere della pazienza e dell’amore, nei cui confronti il potere del male è ancora attivo. È il tempo della pazienza di Dio che a noi sembra esageratamente eccessiva, un tempo della vittoria ma anche delle sconfitte dell’amore e della verità. La Chiesa antica ha sintetizzato la natura di questo tempo con l’espressione «Regnavit a ligno Deus».
Nell’essere in viaggio con Gesù come i discepoli di Emmaus la Chiesa apprende a leggere l’Antico Testamento con lui e così a comprenderlo in modo nuovo. Essa impara a conoscere che proprio questo è stato predetto sul «Messia» e nel dialogo con i giudei che tutto questo avviene «secondo le Scritture». Per questo la teologia spirituale ha sempre sottolineato che il tempo della Chiesa non significa ad esempio essere approdati in paradiso, ma corrisponde per il mondo intero ai quarant’anni dell’esodo di Israele. È la via dei liberati. Come a Israele nel deserto viene continuamente ricordato che il suo vagare è la conseguenza della liberazione dalla schiavitù d’Egitto; come Israele nel viaggio desiderava costantemente ritornare in Egitto, non riuscendo a riconoscere il bene della libertà come un bene, parimenti fa la cristianità nel suo cammino di esodo: riconoscere il mistero della liberazione e della libertà come un dono di redenzione diventa di continuo difficile per gli uomini ed essi vogliono restituire indietro la liberazione. Con le misericordie di Dio, tuttavia, essi possono anche costantemente apprendere che la libertà è il grande dono per la vera vita.
Tratto da «Che cos’è il cristianesimo» di BENEDETTO XVI (pgg. 63-65)