di Virgilio.

His quidam signis atque haec exempla secuti

esse apibus partem divinae mentis et haustus

aetherios dixere; deum namque ire per omnia

terrasque tractusque maris caelumque profundum;

hinc pecudes, armenta, viros, genus omne ferarum,

quemque sibi tenuis nascentem arcessere vitas:

scilicet huc reddi deinde ac resoluta referri

omnia, nec morti esse locum, sed viva volare

sideris in numerum atque alto succedere caelo.

PUBLIUS VERGILIUS MARO.  “Georgicon”  libro IV. 219-227

(traduzione di Mario Ramous)

“In base a questi segni, a queste prove,

qualcuno ritiene che nelle api

vi sia parte della mente divina,

un soffio d’infinito,

perché la divinità penetra dovunque,

nelle terre, negli spazi di mare,

nelle profondità del cielo;

da lei chiunque nasca,

greggi, armenti, uomini, ogni specie di fiere,

attinge la sua effimera vita; 

poi dissolto, ogni essere ritorna e si rimette a lei:

non esiste la morte,

vivo vola nel novero degli astri

assurgendo all’immensità del cielo”.

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