di Cicerone.

[16] Quale spettacolo non solo più miserevole, ma anche più brutto e indecoroso di uno abbattuto, fiacco, prostrato dall’afflizione?

Molto vicino a questa infelicità è colui che teme l’avvicinarsi di un male ed esanime ha il cuore in gola. I poeti per significare questa violenza del male rappresentano Tantalo nell’Aldilà con un sasso che gli sovrasta “per i misfatti e la sfrenatezza dell’anima e il suo parlar superbo”.

Questa pena è comune alla stoltezza: giacché a tutti quelli la cui mente si discosta dalla ragione sovrasta sempre un terrore tale.

Queste passioni distruttrici della mente, cioè l’afflizione e il timore, e così pure quelle meno funeste, come il desiderio che sempre avidamente cerca qualcosa e l’allegrezza vana, cioè la letizia esultante, non sono molto diverse dalla follia. Da ciò si capisce quale sia colui che noi diciamo ora temperante, ora moderato, talora sobrio, talora equilibrato e continente. Talvolta vogliamo riferire questi medesimi termini al nome della frugalità come alla loro origine. Se con questo nome non si comprendessero le virtù, non si sarebbe mai tanto diffuso da passare in proverbio il detto: “hominem frugi omnia recte facere” (l’uomo frugale fa tutto bene).

[17] Dunque quest’uomo che per moderazione e coerenza è quieto nel suo animo e il pace con se stesso, di modo che non è disfatto dalle pene, non si lascia vincere dal timore, non arde d’impazienza assetato dal desiderio di qualche cosa, non si strugge esultando di sciocca allegrezza, chiunque egli sia, questo è il sapiente che andiamo cercando, questo è l’uomo felice, a cui nulla di ciò che è umano può sembrare insopportabile fino al punto di esserne abbattuto o troppo lieto fino al punto di esultarne. Infatti, che cosa potrebbe sembrar grande in questo mondo a uno come lui che conosce tutta l’eternità e la grandezza dell’intero universo? C’è forse qualcosa tra le aspirazioni umane o nello spazio tanto breve della vita che può sembrar grande al sapiente, a lui che ha sempre l’animo vigile, cosicché nulla gli può capitare all’improvviso, nulla inaspettato, nulla completamente nuovo?

Egli volge così acuto lo sguardo in ogni direzione che scorge sempre per sé una sede, un luogo dove vivere senza pena e senza angoscia, così da sopportare in modo conveniente e quieto qualunque evenienza la sorte gli infligga. Chi farà ciò, non solo sarà libero dall’afflizione, ma anche da tutte le rimanenti passioni. E l’anima libera da queste rende perfettamente e interamente felici; quando invece è in preda a violenta eccitazione e vien distolta da un principio razionale integro e saldo, non solo perde il suo equilibrio ma anche la sanità.

da “Tuscolanarum disputationum” cap.IV 16-17. CICERONE, 20 giugno 45 a.C.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *