Tutto ciò che è ben adeguato alla propria epoca deve avere il suo corso, così come in ogni epoca esiste qualcosa di analogo, che con più o meno frastuono occupa i contemporanei e poi si dilegua e svanisce senza lasciar traccia, in modo tale che la generazione successiva non sa dire che cosa sia avvenuto. La verità può aspettare, perché ha davanti a sé una lunga vita.

Ciò che è autentico e seriamente inteso fa il suo cammino e raggiunge la sua meta sempre lentamente; in verità quasi come un miracolo; giacché al suo apparire viene di regola accolto freddamente, anzi con sfavore, proprio per lo stesso motivo per cui anche dopo, quando ha ottenuto il pieno riconoscimento ed è giunto ai posteri, la stragrande maggioranza delle persone gli riconosce valore solo in base all’autorità, per non compromettersi, e però il numero dei sinceri estimatori rimane sempre quasi così piccolo come all’inizio.

Tuttavia questi pochi riescono a mantenerlo in considerazione, perché essi stessi sono in considerazione. Essi se lo trasmettono l’un l’altro di mano in mano attraverso i secoli, al di sopra delle teste della moltitudine imbelle. Così difficile è l’esistenza del prezioso patrimonio dell’umanità. Invece, se la verità dovesse, per essere vera, chiedere il permesso a coloro cui stanno a cuore tutt’altre cose, allora si potrebbe veramente disperare della sua causa, allora si potrebbe spesso darle per risposta la parola d’ordine delle streghe: «Il bello è brutto, il brutto è bello» (Macbeth, I,1,v.11).

Ma per fortuna non è così: essa dipende né dal favore né dallo sfavore e non deve chiedere il permesso a nessuno; sta sulle proprie gambe, il tempo è il suo alleato, la sua forza è irresistibile, la sua vita indistruttibile.

Da «Sulla volontà nella natura» di A.Schopenhauer

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